A cura della Dott.ssa Loretta Bezzi, Psicologa – Psicoterapeuta SITCC ed EMDR Italia
Il Disturbo di Condotta e il Disturbo Oppositivo-Provocatorio costituiscono un importante problema clinico in età evolutiva, per il quale viene richiesta più frequentemente una consultazione presso gli ambulatori di neuropsichiatria infantile e psicologia dell’età evolutiva, data l’incidenza sempre più frequente negli ultimi anni dei disturbi da esteriorizzazione (Disturbo della Condotta, Disturbo Oppositivo-Provocatorio e Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività,) rispetto ai disturbi da interiorizzazione (Disturbi d’Ansia, Disturbi Depressivi, Disturbi Somatoformi). Oggi si riscontra una prevalenza dei Disturbi della Condotta tra i maschi sotto i 18 anni tra il 6 e il 16 %, mentre tra le femmine tra il 2 e il 9 % (nelle femmine si rilevano maggiormente i disturbi da interiorizzazione).
Cos’è il Disturbo Oppositivo-Provocatorio e il Disturbo di Condotta??
Il Disturbo Oppositivo-Provocatorio è considerato un precursore e un fattore predisponente all’insorgenza del Disturbo di Condotta (insieme al Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività); consiste in una modalità di comportamento negativistico, ostile e provocatorio (deve durare almeno sei mesi), caratterizzato da collera, litigi, sfida alle richieste e alle regole degli adulti, irritabilità, suscettibilità, accusa agli altri, rancore, vendetta, con compromissione clinicamente significativa del funzionamento scolastico e sociale (ICD-10, DSM – IV- TR).
Il Disturbo della Condotta è più grave del Disturbo Oppositivo-Provocatorio ed è spesso ad esso consecutivo, se questo non viene trattato terapeuticamente. La sua gravità è data dal fatto che in adolescenza e in età adulta può trasformarsi nei maschi in un Disturbo Antisociale (è correlato ai comportamenti delinquenziali e criminali negli adulti) e/o in un Disturbo da Abuso di Sostanze (droghe illegali o legali), mentre nella femmine in un Disturbo Depressivo o in un Disturbo Ansioso, nel 75% dei casi. L’esordio precoce del Disturbo della Condotta è predittivo di una prognosi peggiore, ma l’intervento precoce nell’infanzia si è dimostrato molto efficace per un’evoluzione positiva e risolutiva del disturbo. Quando il Disturbo della Condotta viene trattato in adolescenza si è rivelato particolarmente resistente. Il Disturbo della Condotta è una modalità di comportamento ripetitiva e persistente in cui vengono violati i diritti degli altri e le regole societarie (per almeno sei mesi), con comportamenti caratterizzati da prepotenze, minacce, estorsioni, colluttazioni fisiche, uso di armi ( come bastoni, bottiglie, coltelli, pistole), crudeltà a persone (bullismo) e animali, furti (es. penetrare in edifici, abitazioni o automobili altrui, rubare articoli di valore nei negozi), scippi, aggressioni sessuali, distruzione della proprietà (es. atti vandalici, oppure appiccare il fuoco con l’intenzione di causare seri danni) , nonché gravi violazioni di regole ( come trascorrere fuori la notte nonostante le proibizioni dei genitori, fuggire di casa, marinare la scuola). (ICD-10, DSM – IV- TR)
Le caratteristiche di questi disturbi sono l’ipocontrollo, la scarsa riflessività, la difficoltà ad assumere una prospettiva diversa dalla propria, l’assenza di problem-solving, l’incapacità ad attivare processi di pensiero (selezione degli obiettivi, generazione di alternative possibili di soluzione, considerazione delle loro possibili conseguenze e successiva messa in atto) in grado di guidare in modo funzionale il comportamento (Kendall, 1985, 1991, 2000). Questi bambini presentano grossi deficit metacognitivi e di mentalizzazione (non si rappresentano la mente dell’altro, non riflettono sulla propria, non sono empatici, non hanno sviluppato la funzione riflessiva, non sanno autoriflettere e non sanno trovare da soli strategie per regolarsi nelle relazioni), in sostanza non hanno le risorse psicologiche per fronteggiare gli eventi critici e hanno bisogno di essere aiutati a sviluppare le abilità necessarie per gestire efficacemente gli stimoli ambientali esterni e gli stimoli interni, attraverso procedure orientate sia all’azione (training assertivo, tecniche di rilassamento, ecc.), che alle rappresentazioni interne o cognitive (autoistruzioni per controllare l’impulsività, problem solving, ecc.) (Lambruschi, 2004). In tutto questo il modello cognitivo e cognitivo-comportamentale per correggere i comportamenti aggressivi, la rabbia patologica, i disturbi della condotta e oppositivo-provocatori in età evolutiva è particolarmente indicato.