Cos’è un disturbo depressivo o una depressione?
Il disturbo depressivo o depressione definisce un raggruppamento di disturbi che implicano alterazioni significative del tono dell’umore, che si accompagnano ad altri sintomi di natura somatica, psicologica e che comportano una compromissione significativa del funzionamento sociale e lavorativo della persona.
Il termine depressione viene usato per indicare la presenza di umore triste, vuoto, irritabile, che si aggiunge a modificazioni fisiche, fisiologiche e cognitive.
La depressione è molto diffusa fra la popolazione generale, tanto che ne soffre dal 10 al 15% della popolazione ed è più frequente nelle donne. Un episodio depressivo non corrisponde alla diagnosi di depressione maggiore, perché le persone possono avere oscillazioni del tono dell’umore più o meno marcate, che solo nei casi estremi corrispondono ad una depressione bipolare.
(Per approfondimenti leggere anche articolo: “La depressione Bipolare: trattamento cognitivo-comportamentale” – Dott.ssa Loretta Bezzi)
Il disturbo depressivo può esordire ad ogni età, con una media intorno ai 25 anni. Alcune persone hanno episodi di depressione maggiore isolati e per molti anni possono non avere sintomi, mentre altre hanno gruppi di episodi ed altre ancora hanno episodi sempre più frequenti con l’aumentare dell’età.
La depressione maggiore può comportare elevata mortalità e fino al 15% degli individui con depressione grave muore per suicidio. Tuttavia la maggior parte delle persone non arriva ad avere ideazione suicidaria e può avere sintomi che si associano ad una depressione, come stanchezza cronica, malesseri fisici, apatia, astenia, calo del desiderio ed irritabilità, in una forma di depressione che compare come fosse una “depressione mascherata”.
( Per approfondimenti leggere anche l’ articolo: “La depressione Mascherata: diagnosi e trattamento” – Dott.ssa Loretta Bezzi)
Sintomi della depressione
La depressione è prima di tutto caratterizzata da umore depresso, diminuzione di interesse e/o di piacere per le attività quotidiane, diminuzione del desiderio sessuale, emozioni di tristezza profonda continua, disperazione, apprensione, rabbia, apatia, facilità al pianto, pensieri di autosvalutazione e di colpa, pessimismo, pensieri negativi, mancanza di autostima, pensieri di morte, impotenza e ideazione suicidaria.
I sintomi della depressione talvolta possono essere subdoli, nessuno può accorgersi del problema, neppure il soggetto stesso, che può attribuirli a stanchezza, stress, nervosismo, problemi lavorativi, familiari o di coppia. Quando la depressione si manifesta prevalentemente con disturbi fisici possono non esserci percezioni di abbassamento del tono dell’umore (depressione mascherata). A volte la persona è intollerante, irritabile, pessimista, nervosa, distante e può attribuire ciò a fattori esterni come lavoro, figli, coppia, denaro, che vanno modificati.
I sintomi della depressione possono manifestarsi in modo “acuto” ( che tendono a scomparire da soli o con una terapia) o “costantemente in forma leggera” e in quest’ultimo caso si parla di distimia.
In sintesi i sintomi della depressione sono svariati e possono raggrupparsi in sintomi cognitivi, affettivi, volitivi o motivazionali, comportamentali e fisici.
Sono sintomi cognitivi della depressione:
- Difficoltà a concentrarsi, facile distraibilità,
- Difficoltà a prendere decisioni,
- Difficoltà di memoria,
- Sentimenti di autosvalutazione,
- Sentimenti di colpa,
- Ruminazioni su piccoli errori del passato o su eventi quotidiani neutri o banali interpretati come difetti o mancanze personali.
Sono sintomi affettivi della depressione:
- Umore depresso, tristezza marcata quasi quotidiana,
- Pensieri negativi,
- Dolore di vivere che non porta a godersi nulla,
- Perdita di piacere nello svolgere hobby o attività per le quali prima si provava piacere,
- Ritiro sociale,
- Abbandono delle occupazioni piacevoli,
- Diminuzione del desiderio sessuale.
Sono sintomi volitivi/motivazionali della depressione:
- Marcata affaticabilità , spossatezza anche in assenza di attività motoria,
- Ridotta efficienza nello svolgere qualsiasi lavoro o attività quotidiana ( es. pranzare).
Sono sintomi fisici della depressione:
- Mal di testa,
- Palpitazioni, tachicardia,
- Dolori muscolari, alle ossa, alle articolazioni, addominali,
- Stipsi o diarrea,
- Sensazione di avere la testa confusa o vuota.
Sono sintomi comportamentali della depressione:
- Appetito aumentato o diminuito,
- Perdita di peso o aumento di peso,
- Aumento o diminuzione del sonno, disturbi del sonno ( svegliarsi molto tempo prima, risvegli notturni, difficoltà di addormentamento, oppure dormire troppo o ipersonnia),
- Marcato rallentamento motorio, lentezza nel fare qualsiasi cosa,
- Rallentamento nell’eloquio, pensiero rallentato,
- Marcata agitazione, incapacità a stare seduti o a stare fermi con le mani.
(Per approfondimenti leggere gli articoli dal BLOG:
“I Disturbi Depressivi”
“Depressione ieri ed oggi”)
Differenza fra depressione e tristezza
L’umore ha una funzione adattiva, grazie ad esso non perdiamo aderenza alla realtà e restiamo in sintonia con gli accadimenti, che si susseguono nell’arco della nostra vita. Se questo adattamento rallenta, si fa difficoltoso e dissonante dai fatti della vita, siamo nella depressione, nel disturbo dell’umore.
La tristezza invece è il “colore emotivo” delle nostre azioni, è qualcosa di intrinseco alla natura umana. Non possiamo evitare la tristezza, ma solo riconoscerla ed imparare ad accoglierla, perché rappresenta una forza evolutiva propulsiva importante, in grado di promuovere la nostra salute e il nostro benessere. (Simona D’Arcangeli, 2017)
La tristezza ci consente di elaborare esperienze negative traumatiche, ci fa trarre elementi di crescita personale quando commettiamo degli errori e dobbiamo ridefinire in modo critico quanto accaduto.
La tristezza ci costringe a stare con un’emozione, che in alcune circostanze ci permette di superare la perdita di una persona cara, come in una separazione, un divorzio o un lutto. Ci avvicina alla realtà delle cose che dovremmo accettare: la persona cara che non c’è più.
La tristezza ci costringe nelle separazioni, divorzi e lutti a percepirci separati dall’altro in modo irrevocabile. (Simona D’Arcangeli, 2017)
La tristezza quando è causata da frustrazione o da insuccesso diventa essa stessa motivo di ricerca di nuove soluzioni (problem solving) e azioni (decision making).
Infine i segali di tristezza che lanciamo hanno la funzione di suscitare negli altri comportamenti di aiuto e di cura, come nella relazione madre-bambino o nella coppia. (Simona D’Arcangeli, 2017)
Depressione patologica e Disturbi depressivi
Decorso, esordio e conseguenze della Depressione
I disturbi depressivi presentano un esordio nell’infanzia, nell’adolescenza o durante l’età adulta e possono comparire in relazione ad una evidente situazione scatenante (es. lutto, separazione, perdita del lavoro, difficoltà economiche, rottura di una relazione affettiva, malattia ed invalidità), o anche in assenza di eventi specifici.
La prevalenza dei disturbi depressivi in Italia è del 11,2% e il loro decorso è variabile a seconda del quadro clinico e delle comorbilità con gli altri disturbi psicopatologici.
Un episodio depressivo maggiore dura di solito almeno 6 mesi (fra i 3 e i 12 mesi) e nella maggior parte dei casi si ha una remissione completa dei sintomi, tanto che solo un 5-10% di casi di depressione diviene cronico.
La Depressione Maggiore ha spesso un decorso ricorrente nella maggior parte delle persone e i tassi più elevati di ricaduta si registrano nei primi 6 mesi successivi alla guarigione.
In sintesi i disturbi depressivi hanno spesso un andamento temporale ciclico e periodico e presentano una buona probabilità di ricaduta. Questo significa che dopo la remissione occorre seguire il paziente ancora per un periodo di tempo di almeno 6 mesi e solo i follow up (verifiche periodiche) consentono di fare una diagnosi corretta per pianificare interventi di prevenzione della ricaduta.
La depressione può avere importanti ripercussioni sulla vita di tutti i giorni, sia essa lavorativa che scolastica (problemi di concentrazione, memoria, indecisione, ritiro sociale, eccetera). Inoltre la depressione può avere conseguenze nefaste e comportare rischio di suicidio (pensieri ricorrenti di morte, ideazione e pianificazione suicidaria), che non va sottovalutato in fase diagnostica.
( Per approfondimenti leggere anche articolo: “ la depressione ricorrente cronica” – Dott.ssa Loretta Bezzi)
Tipi di Depressione e di Disturbi Depressivi
Esistono varie tipologie di depressione e di disturbi depressivi:
- Episodio depressivo maggiore
- Disturbo depressivo maggiore
- Disturbo depressivo persistente (distimia)
- Disregolazione dell’Umore dirompente
- Disturbo disforico premestruale
- Disturbo depressivo con ansia
- Depressione indotta da farmaci/sostanze
- Disturbo depressivo dovuto ad altra condizione medica presente
- Disturbo bipolare
- Mania e ipomania
- Depressione post partum
- Depressione reattiva o secondaria
- Ciclotimia
- Distimia
Cause della depressione
La depressione può essere causata da tre ordini di fattori:
- Fattori biologici della depressione. Sono alterazioni nella regolazione dei neurotrasmettitori (noradrenalina e serotonina,), che alterano la trasmissione degli impulsi nervosi e incidono sull’iniziativa, sul sonno, sul rimuginio e sulle relazioni con gli altri. Queste alterazioni possono riguardare il sistema ormonale, neurotrasmettitoriale e il sistema immunitario.
- Fattori genetici e fisiologici della depressione, che predispongono a sviluppare il disturbo e non corrispondono al disturbo in sé ( i familiari di primo grado di individui con depressione maggiore, ad esempio, hanno un rischio da 2 a 4 volte maggiore degli altri di sviluppare il disturbo).
- Fattori psicologici e psicosociali della depressione, come eventi di vita stressanti, lutti, conflitti familiari e interpersonali, malattie fisiche, cambiamenti dello stile di vita, traumi, separazioni, cambiamenti delle condizioni lavorative o inizio di un nuovo lavoro, malattia di una persona cara, cambiamenti di città ed amicizie, ecc. Questi eventi possono influire maggiormente se la vita del soggetto è stata caratterizzata da esperienze infantili avverse, per cui la persona non ha avuto la possibilità di sviluppare sufficientemente le abilità per affrontarli efficacemente, mentre ha fatto esperienza di sensazioni di mancanza di speranza verso il futuro ( un esempio tipico è quello della cosiddetta “hopelessness depression” o depressione da disperazione e da mancanza di speranza ).
( Per approfondimenti leggere anche articolo: “ Depressione da “hopelessness”- dott.ssa Loretta Bezzi)
Questi tre fattori, secondo la letteratura scientifica agiscono in modo combinato (eziopatogenesi multifattoriale) e possono costituire fattori di rischio (se presenti) o protettivi (se assenti).
Le cause prese in esame non costituiscono dei fattori che necessariamente provocano la depressione, ma i fattori psicologici investono un ruolo chiave nell’insorgenza del disturbo depressivo, nel modo in cui la persona interpreta gli eventi e mobilita le risorse per far fronte ad essi.
I pazienti depressi presentano caratteristiche cognitive ed emotive comuni, come la tendenza all’autosvalutazione negativa di sé, all’autocritica, all’autodenigrazione, con sensazioni di fallimento, di inadeguatezza, scarso valore, sfortuna, vittimismo, pessimismo. Hanno la tendenza a vedere se stessi, il mondo e il futuro in modo estremamente negativo, fanno previsioni negative sul mondo e sul futuro e mantengono l’attenzione solo sugli aspetti negativi di se stessi e delle proprie esperienze.
Le specifiche modalità di pensiero e di comportamento dei pazienti con disturbi depressivi favoriscono lo sviluppo dei circoli viziosi della depressione, che mantengono il tono dell’umore depresso.
Si manifesta così, attraverso questi circoli viziosi che si perpetuano, la ruminazione depressiva, una modalità di pensiero ripetitiva riguardante le cause e le conseguenze dei problemi e delle difficoltà.
( Per approfondimenti leggere anche articoli:
“La ruminazione depressiva: evoluzioni nel trattamento” – Dott.ssa Loretta Bezzi
“Depressione: nuove prospettive di trattamento” – Dott.ssa Loretta Bezzi)
La ruminazione depressiva ha un focus sugli eventi del passato e contribuisce a mantenere la depressione, perché impedisce di guardare al futuro, nonché di sviluppare strategie per fronteggiare i problemi e le difficoltà.
Nel circolo vizioso della depressione, in senso lato, la tendenza comportamentale al ritiro, alla riduzione o all’evitamento dei contatti sociali, nonché delle normali attività quotidiane e dei compiti, determinano un calo della motivazione, un aumento della passività e una percezione di incapacità ( le attività quotidiane vengono rimandate, per cui le persone si sentono maggiormente incapaci e fallite).
Questi comportamenti contribuiscono a mantenere l’umore depresso, non permettendo di sperimentare brevi stati mentali positivi né di vivere esperienze piacevoli e gratificanti.
In sintesi nei disturbi depressivi giocano un ruolo importante gli aspetti metacognitivi interpersonali della depressione, ovvero le difficoltà nel riconoscere le emozioni altrui o nel regolare le proprie. Così come le alterazioni delle funzioni neuropsicologiche, le disfunzioni dell’attenzione, della memoria, della capacità di pianificare, di avere flessibilità cognitiva e di astrazione che mantengono il disturbo.
Depressione, cura e rimedi
I disturbi depressivi sono curabili e fino all’80-90% dei casi e le persone che ricevono un trattamento migliora nel giro di 3-8 settimane.
Purtroppo oltre il 70% delle persone che soffrono di depressione non cercherà o riceverà un trattamento appropriato.
Molte volte questo succede perché gli individui non cercheranno aiuto semplicemente perché non si rendono conto di essere malati e/o non riconoscono i sintomi.
Altre volte le persone evitano di farsi curare perché credono che la depressione non sia altro che una debolezza personale o un difetto del carattere.
Questo pensiero è un grave errore di ragionamento, perché la depressione come un’altra condizione medica, ad esempio il diabete o l’ipertensione, deve essere trattata da un professionista della salute.
I disturbi depressivi vengono efficacemente curati attraverso un approccio psicoterapico e/o farmacologico. Dagli studi scientifici emerge che le cure più efficaci per la depressione sono il trattamento farmacologico abbinato alla psicoterapia cognitivo-comportamentale. L’integrazione degli approcci viene valutata dal clinico specialista a seconda del quadro clinico generale, del tipo di disturbo depressivo e della sua gravità. Alcuni casi possono essere trattati solo con la psicoterapia, mentre altri necessitano di un approccio combinato.
La farmacoterapia è fondamentale nei casi in cui il disturbo depressivo sia presente in modo grave o medio-grave. Nel disturbo Bipolare la farmacoterapia è fondamentale e sempre necessaria.
Farmacoterapia della depressione
I farmaci antidepressivi sono molto impiegati in medicina e vengono utilizzate numerose classi di farmaci:
- triciclici TCAs (imipramina, clomipramina, amitriptilina, nortriptilina, trimipramina, ecc.),
- tetraciclici ( maprotilina, ecc.),
- IMAO ( inibitori della monominaossidasi, come fenelzina e tranilcipromina),
- SSRIs (fluoxetina, citalopram, escitalopram, fluvoxamina, paroxetina, sertralina)
- SNRIs ( venlafaxina a rilascio prolungato, duloxetiba) ,
- modulatori della Noradrenalina – Serotonina (mirtazapina)
- modulatori della Serotonia (tradozone)
- modulatori della ricaptazione della noradrenalina e della dopamina ( bupropione RM)
- benzamidi sostituite (amisulpride)
- agonisti melatoninergici/antagonisti 5HT-2C ( agomelatina)
che possono avere azione stimolante o sedativa o esercitare un’azione combinata.
In sintesi la scelta del farmaco va studiata tenendo conto dell’individuo e del suo quadro clinico, tenendo presente la tolleranza soggettiva, le controindicazioni, gli effetti collaterali osservati.
Psicoterapia della depressione
Diversi tipi di psicoterapia possono essere efficaci nella cura della depressione, ma la terapia Cognitivo Comportamentale (CBT), la Psicoterapia Interpersonale e l’attivazione comportamentale sono quelle più accreditate. A seconda dei casi possono essere proposte anche psicoterapie di gruppo, familiari, di coppia. Tutte le psicoterapie dovrebbero garantire adeguate misure di assistenza e controllo se il rischio di suicidio si rileva elevato.
I trattamenti sono perlopiù ambulatoriali; l’ospedalizzazione si rende necessaria solo nei casi di elevata gravità della sintomatologia, di mancanza di supporto familiare, sociale o ambientale o nel caso in cui il rischio di suicidio sia allarmante.
Per approfondimenti leggere anche articoli:
“Depressione: nuove prospettive di trattamento” – Dott.ssa Loretta Bezzi
“Depressione: trattamento cognitivo-comportamentale" – Dott.ssa Loretta Bezzi
Bibliografia
Link esterni di approfondimento
- National Institute of Mental Healt
- Wikipedia