Cos’è e cosa cura la terapia cognitivo-comportamentale?
Oggi la terapia cognitivo comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è considerata a livello internazionale uno dei più efficaci modelli di terapia per la comprensione ed il trattamento dei seguenti disturbi psicopatologici in tempi brevi :
- Depressione e Disturbo bipolare;
- Ansia o preoccupazioni generalizzate;
- Fobie e Attacchi di Panico;
- Ipocondria;
- Ossessioni e Compulsioni;
- Disturbi del Comportamento Alimentare (anoressia, bulimia, etc.);
- Stress, disturbi psicosomatici e cefalee;
- Disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce, anorgasmia, etc.);
- Abuso e dipendenza da sostanze (alcool, droghe, etc.);
- Disturbi della personalità;
- Insonnia e altri disturbi del sonno;
- Difficoltà a stabilire e mantenere relazioni sociali ;
- Comportamento impulsivo;
- Problemi di coppia;
- Difficoltà nella scuola o nel lavoro;
- Bassa autostima.
Quando è nata la terapia cognitivo-comportamentale?
La terapia cognitivo comportamentale è nata negli Stati Uniti negli anni sessanta, con l’avvento del cognitivismo e l’evoluzione teorica ed empirica delle terapie comportamentali, che iniziarono a nascere negli anni cinquanta.
La terapia cognitivo-comportamentale ha due fondatori: Albert Ellis ed Aaron Beck.
Entrambi erano di formazione psicoanalitica, ma insoddisfatti dalla concezione psicoanalitica del funzionamento della mente e dagli scarsi risultati ottenuti con i pazienti.
Albert Ellis fonda un nuovo approccio, che inizialmente denomina “Rational Therapy”, per poi affinarlo nella REBT ( Rational-Emotive Behaviour Therapy). Quest’ultima si basa sul principio fondamentale secondo il quale la sofferenza psichica deriva da credenze e da valutazioni automatiche degli eventi che il soggetto si infligge: la sofferenza viene creata dal suo pensiero ( es. : “ Non può succedere questo..”, “Non posso sopportarlo”, “perché proprio a me?”, ecc.).
E’ la persona che si crea il suo disturbo attraverso il suo pensiero, per cui ci sono pensieri che elicitano ansia, altri che elicitano depressione, altri ancora rabbia e comportamento impulsivo, ecc.
Tuttavia le persone posseggono anche delle capacità di modificare le proprie convinzioni e comportamenti per raggiungere una vita emotiva più soddisfacente. La REBT guida in un percorso di cambiamento dei pensieri attraverso la disputa attiva della veridicità e della consistenza empirica delle convinzioni irrazionali (ristrutturazione cognitiva, basata in primo luogo sull’accettazione degli aspetti della realtà che non possiamo modificare e ciò è ancora estremamente attuale, precorrendo i tempi della terapia metacognitiva di Wells e l’ACT di Hayes).
Aaron Beck appare sulla scena fra la metà e la fine degli anni sessanta, anche lui in origine era uno psicoanalista, ma si definisce uno “psicoterapeuta cognitivo”, richiamandosi a Neisser e alla sua famosa opera del 1967 :“Cognitive Psychology”. La sua fama è riconducibile al suo metodo, messo a punto con i pazienti depressi e ansiosi. Questi venivano guidati a prendere coscienza delle proprie cognizioni ( schemi cognitivi e pensieri automatici o PAN), dei fattori che le ingeneravano, che le mantenevano e che portavano al sintomo ansioso-depressivo. Insieme ad Albert Ellis è il fondatore della terapia cognitiva standard, che prevede attraverso alcune tecniche ( la ristrutturazione cognitiva) la modificazione delle convinzioni o cognizioni disfunzionali e delle distorsioni che sono ad esse correlate (errori cognitivi), spesso applicate inconsapevolmente dalla persona.
Si tratta di una terapia, quella cognitiva, nata dalla clinica per curare i disturbi d’ansia e la depressione. Oggi il metodo include decine di approcci diversi per curare diversi disturbi clinici.
L’approccio cognitivo-comportamentale pone la sua attenzione su una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, evidenziando come i problemi emotivi siano in gran parte il prodotto di credenze disfunzionali, che si mantengono nel tempo e che sono alla base della sofferenza che il paziente sperimenta , nonché delle sue difficoltà di cambiarle, a causa dell’intervento di meccanismi di mantenimento.
La teoria sottolinea l’importanza delle distorsioni cognitive e della rappresentazione soggettiva della realtà, che sta all’origine del mantenimento dei disturbi emotivi e comportamentali.
Non sarebbero gli eventi a creare e mantenere i problemi psicologici, emotivi e di comportamento, ma questi verrebbero largamente influenzati dalle strutture e costruzioni cognitive dell’individuo ( è un assunto già condiviso ai tempi del filosofo stoico Epittero).
Ciò che caratterizza la psicoterapia cognitiva è la spiegazione dei disturbi emotivi attraverso l’analisi della relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. I nostri pensieri creano Emozioni, le Emozioni creano a loro volta dei Comportamenti e i Comportamenti rinforzano i Pensieri in una “reazione circolare”. Cambiando i Pensieri (tecnica della Ristrutturazione Cognitiva) riusciamo a cambiare i Comportamenti e le Emozioni, per cui si allevia la sofferenza.
La terapia cognitiva pone enfasi sulle strutture di significato e sui processi di elaborazione delle informazioni, sul riconoscimento della variabile cognitiva come predominante nella spiegazione dei fenomeni clinici.
Quali sono le caratteristiche della terapia cognitivo-comportamentale?
La terapia cognitivo-comportamentale presenta alcune caratteristiche, essendo:
- pratica e concreta, per la risoluzione dei problemi psicologici concreti (riduzione dei sintomi, delle malsane abitudini, diminuzione dell’isolamento sociale, ecc),
- centrata sul “qui ed ora” ( su come sono strutturati i problemi oggi, per attivare le risorse del paziente suggerendo valide strategie per superare i problemi),
- a breve termine (la durata della terapia di solito varia dai 6 ai 12 mesi, con cadenza settimanale),
- orientata allo scopo, il terapeuta lavora insieme al paziente per stabilire gli obiettivi della terapia, perché i problemi presentati diventano gli obiettivi della terapia stessa (la diagnosi che viene condivisa con il piano di trattamento con il paziente e questo piano di trattamento viene verificato periodicamente per controllare i progressi raggiunti),
- attiva, il terapeuta insegna al paziente ciò che si conosce e che emerge del suo problema, per trovare possibili soluzioni e strategie da mettere in pratica a casa ( vengono dati compiti comportamentali e cognitivi, affinché il paziente divenga il terapeuta di se stesso sotto la guida del professionista),
- collaborativa, paziente e terapeuta lavorano insieme per capire e sviluppare strategie per risolvere problemi ( il terapeuta aiuta il paziente a capire come modificare abitudini e pensieri disfunzionali, reazioni emotive e comportamentali che sono causa di sofferenza),
- fondata scientificamente, come dimostrato da studi controllati e metodi appurati ( la terapia cognitivo comportamentale è efficace quanto i farmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma assai più utile per prevenire le ricadute).
Nel trattamento dei problemi più gravi, che richiedono un tempo più lungo, questa terapia viene integrata con altri approcci (psicofarmacologici, EMDR, ecc.)
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) rappresenta l’incontro fra le strategie comportamentali e quelle connesse ai processi cognitivi, con l’obiettivo di produrre un cambiamento di tipo cognitivo e comportamentale. Si propone di aiutare i pazienti ad individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d’interpretazione della realtà, al fine di sostituirli e/o integrarli con convinzioni più funzionali.
Sempre negli anni sessanta e settanta la terapia cognitiva si arricchisce dei contributi di altri studiosi come Kelly ( teoria dei costrutti personali), Michael Mahoney ( modello costruttivista) e in Italia Vittorio Guidano (cognitivismo post razionalista). Negli anni ottanta la tecnica terapeutica cognitiva continua a svilupparsi con gli studi di SalKovskis sulle credenze della responsabilità personale nel disturbo ossessivo compulsivo, il contributo del gruppo di Frost nell’indagine del perfezionismo patologico in relazione ai disturbi del comportamento alimentare, il contributo di Sassaroli, Ruggiero, Gallucci sui costrutti di controllo e perfezionismo nei disturbi del comportamento alimentare (DCA) e infine Thomas Borkovec nella ricerca sul rimuginio.
Negli ultimi anni la terapia cognitivo-comportamentale classica si è arricchita di nuovi approcci, molto efficaci, come:
- la ACT ( Acceptance and Commitment Therapy),
- la Schema Therapy,
- la DBT (Dialectical Behavior Therapy),
- la prospettiva Cognitivo Evoluzionistica di Giovanni Liotti,
- la Terapia Metacognitiva,
- la CFT ( Compassion Focused Therapy),
- l’EMDR ( Eye Movement Desensitization and Reprocessing),
- la Psicoterapia Sensomotoria
- e le Terapie basate sulla Mindfulness ( MBCT e MBSR).
In particolare negli ultimi anni si è assistito alla nascita delle terapie di terza ondata, dove l’attenzione si sposta dai contenuti ai processi mentali, dagli interventi mentali a quelli meditativi basati sulla mindfulness. Diventa centrale l’accettazione, la validazione emotiva, il non giudicare, ecc.
Per approfondimenti:
Castelfranchi C., Mancini F. e Miceli M. (2002), Fondamenti di cognitivismo clinico. Torini, Bollati Boringhieri
Semerari A. (2000). Storia, teorie e tecniche della psicoterapia cognitiva. Bari, Laterza